Molti si chiedono se anche preti, sacerdoti, vescovi, suore e frati guadagnino uno stipendio. E in quel caso chi è che li paga. Scopriamolo.
La remunerazione dei religiosi è spesso avvolta da un alone di curiosità e, talvolta, di mistero. Quanto guadagnano i preti, i vescovi e le suore in Italia? E soprattutto, chi si fa carico di tali compensi? Molti magari pensano che essendo persone religiose, essi non percepiscono un vero e proprio stipendio. Eppure le cose stanno diversamente.
Il concetto di stipendio per i preti e i vescovi in Italia è un po’ diverso dal tradizionale salario. Essi ricevono ciò che è noto come “Sostentamento Clero”, concepito per garantire mezzi economici adeguati per una vita dignitosa e per svolgere la propria missione. Questo sostentamento varia in base al ruolo e all’anzianità del religioso. Per esempio, un sacerdote appena ordinato può ricevere circa 1.049,60 euro lordi al mese, mentre un vescovo in procinto di pensionarsi può arrivare a 1.810,56 euro lordi mensili. Ma chi paga quindi? E come funziona per suore e frati?
Gli importi che abbiamo citato rappresentano solo una parte del reddito complessivo del religioso. Altri redditi derivanti da incarichi aggiuntivi, come l’insegnamento o il servizio presso ospedali o caserme, contribuiscono al loro reddito complessivo. L’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero interviene solo se il reddito totale è inferiore alla soglia stabilita annualmente. E coloro che percepiscono meno di 15.000 euro all’anno possono beneficiare di un trattamento integrativo mensile di 100 euro, noto come ex bonus Renzi.
A differenza dei preti, le suore e i frati non percepiscono uno stipendio regolare dalla Chiesa. Spesso svolgono attività esterne, come infermiere o insegnanti, per sostenere sé stessi e la loro comunità. Le suore ricevono uno stipendio conforme ai contratti collettivi di lavoro, mentre i frati vivono secondo il principio di povertà e non hanno un sostentamento garantito.
Ma quindi, chi paga? Come in tutti i lavori è datore di lavoro a pagare per gli incarichi lavorativi svolti dai religiosi. Ad esempio, gli insegnanti di religione sono retribuiti dallo Stato italiano, così come i cappellani militari. L’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero gestisce le retribuzioni dei religiosi, utilizzando risorse derivanti da donazioni libere e, se necessario, dal 8×1000. Infine, la pensione per i religiosi funziona secondo le stesse regole applicate agli altri cittadini italiani. I preti versano i contributi al Fondo del Clero, gestito dall’INPS, durante la loro carriera ecclesiastica. Le suore possono accedere alla pensione o all’assegno sociale, a seconda dei requisiti soddisfatti.
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