Negli anni ’90 rappresentò una piccola rivoluzione nel mondo delle console ma con poco successo dopo anni vale una fortuna.
Oggi siamo nella fase finale di quella che i videogiocatori chiamano consolewar vale a dire la rivalità tra console di gioco. Queste rivalità alimentate non solo dalle case produttrici ma dagli stessi consumatori, hanno visto due colossi dividersi il mondo delle console dagli anni 2000 ad oggi.
Parliamo naturalmente di Microsoft con Xbox e Sony con Play Station, a fare corsa a se poi c’è sempre stata Nintendo con i vari prodotti nel corso degli anni che però fanno un po’ corsa a se, soprattutto sulle portatili. Nei primi anni ’90 però, un’altra azienda giapponese provò a sfidare Nintendo con un prodotto divenuto poi iconico.
Stiamo parlando di SEGA la regina dei cabinati. La casa di produzione nipponica viene ricordata dai più per due console come il Dreamcast e il Mega Drive. Per anni la sfida tutta marcata sol levante, prima dell’arrivo di Play Station ha segnato il mercato delle console da gioco fisse. Nintendo poi nel 1989 lancia sul mercato il Game Boy uno dei prodotti a segnare un punto di non ritorno inevitabile all’interno del mercato.
La console portatile insieme alla variante “color” ha venduto la bellezza di 118 milioni di pezzi dal 1989 fino al 2003. Un nuero mostruoso di dispositivi con una quantità di videogame divenuti ormai iconici non solo per il brand nintendo ma per la storia del mercato videoludico come Super Mario, Tetris, la serie Pokemon nelle sule diverse declinazioni, Zelda e centinaia di altri.
Come detto però qualcuno, SEGA in questo caso, provò a contrastare l’egemonia di Nintendo nel mondo delle console portatili. Sviluppata con il nome in codice Project Mercury il 16 ottobre del 1990 viene lanciata sul mercato orientale il Game Gear
Nato per rivaleggiare contro il Game Boy, SEGA decise di puntare tutto sulla tecnologia. Il Game Gear infatti aveva uno schermo LCD a matrice passiva a colori, dotato di retro-illuminazione. Una macchina che rispetto alla concorrenza consentiva ai giochi di avere una grafica avanti anni luce.
La potenza di calcolo però non bastò a SEGA per vincere la battaglia con Nintendo. Gli anni di vantaggio sul mercato del Game Boy, il prezzo più alto di circa 50$ rispetto alla console Nintendo e la scarsa durata addirittura 6 volte inferiore alla concorrenza si concretizzò in appena 8,5 milioni di unità vendute.
Per questo motivo oggi trovare una Game Gear in buone condizioni e funzionante diventa sempre più difficile. Sul mercato dei collezionisti il prezzo oscilla dai 100 ai 300 euro in base alle condizioni del prodotto. Il rinnovato interesse sulla macchina è stato poi alimentato dalla stessa SEGA che nel 2020 ha presentato il Game Gear Mini al 40 euro cavalcando l’effetto nostalgia di Sony con la Play Mini.
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